Pallacorda per la Rai - Vocazione Servizio Pubblico
Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale - Sapienza Università di Roma

Il giornalismo protagonista della quarta “Pallacorda”

Si è svolto mercoledì 22 ottobre, presso il Centro Congressi del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, il quarto seminario del ciclo “Vocazione Servizio Pubblico. ‘Pallacorda’ di idee e proposte per ripensare la RAI”. L’incontro, dal titolo “La Pallacorda del giornalismo”, è stato aperto da Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, che ha ribadito come alla base dell’ideazione dei seminari ci sia la volontà di sviluppare una riflessione sulla riforma della RAI, in modo che essa non sia elaborata esclusivamente dal sistema politico. Il direttore del Coris ha poi messo in luce la tendenza dei media a condurre una campagna sistematica contro il servizio pubblico; all’attacco, spesso carico di retorica, bisogna rispondere con la giusta documentazione e con la forza dei numeri, mettendo al centro della riflessione i dati. Nel campo del giornalismo, ad esempio, i dati indicano come l’informazione sia meno in crisi rispetto ad altri comparti della televisione e come la crisi dell’informazione del servizio pubblico sia significativamente meno pronunciata rispetto alle reti del mercato.

All’apertura di Morcellini sono seguiti i saluti istituzionali del Prorettore vicario Antonello Biagini, il quale ha lodato il Coris per avere organizzato un ciclo di seminari così impegnativo sul piano politico e culturale. Il Prorettore ha posto l’accento sulle molte iniziative culturali e riguardanti lo studio dei media svolte dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, che rappresenta quindi un centro avanzato per sviluppare un dibattito sul Servizio Pubblico.

L’incontro è proseguito con le relazioni di Francesco Devescovi, già dirigente RAI e ricercatore, e di Vittorio Roidi, già segretario dell’Ordine dei Giornalisti. Francesco Devescovi ha osservato come la storia della RAI degli ultimi venticinque anni sia una storia di accese polemiche sul terreno dell’informazione, a tal punto che sul tema sono intervenuti gli ultimi tre Presidenti della Repubblica. Devescovi, secondo il quale la televisione, nonostante il calo di ascolti, continua ad essere il mezzo in grado di determinare il successo o l’insuccesso di un personaggio politico, ha scelto di focalizzarsi su alcuni dati sull’abbondanza della programmazione informativa RAI: un terzo della programmazione delle tre reti generaliste della RAI è informazione (contro il 21% delle reti Mediaset); Tg1 e Tg2 hanno dieci edizioni giornaliere ciascuno, il Tg3 ne ha sette e il TGR ne ha tre, alle quali va aggiunto il contenitore della mattina “Buongiorno Regione”; in media, ogni 40 minuti sulle tre reti RAI viene trasmesso un telegiornale. Devescovi, che ha ricordato come alla RAI manchi un canale all news di livello internazionale in lingua inglese, ha spiegato che le dieci testate giornalistiche della RAI rappresentano una quantità eccessiva, anche se un eventuale accorpamento dovrà valorizzare anche le  specificità di ciascuna rete. Per il futuro del servizio pubblico, che “deve esistere nella misura in cui è diverso dalle altre televisioni”, Devescovi ipotizza due reti generaliste, finanziate esclusivamente dal canone, ed un “canone aggiuntivo” per accedere ad offerte premium. Infine, non è sfuggita all’analisi la critica al progressivo invecchiamento della platea del Servizio Pubblico: la RAI “è diventata prevalentemente una televisione per anziani”, secondo Devescovi; soltanto il 16% delle persone tra i 16 e i 44 anni, infatti, guarda le reti del Servizio Pubblico.

Vittorio Roidi ha ricostruito brevemente la storia dell’informazione RAI: dal giornalismo filogovernativo, ma al tempo stesso “serio”, del periodo del monopolio alla pluralità di testate e culture sviluppatesi dopo la Riforma del 1975. Questa pluralità ancora esiste, nonostante alcuni accorpamenti, come ad esempio quello delle tre testate giornalistiche radiofoniche. L’ex Segretario dell’ODG e Presidente della FNSI, che ha rimproverato alla RAI di “non fare l’editore” nei confronti dei propri giornalisti, ha definito il giornalismo della RAI come un giornalismo che nonostante il suo enorme potenziale non è in grado di rinnovarsi e che finisce per “galleggiare”, senza scavare mai in profondità. Roidi ha poi continuato la sua critica, biasimando la “mescolanza” tra informazione e intrattenimento, ravvisando un “pericolo” nella trattazione di temi come la cronaca nera con modalità che non seguano precise regole giornalistiche. Il nuovo giornalismo RAI, secondo Roidi, dovrà essere meno superficiale, riservando un maggiore spazio all’inchiesta e senza avere aspettative di alti risultati in termini di ascolti.

Al tema del giornalismo era stato dedicato anche il precedente seminario della “Pallacorda”, dal titolo “Informazione è/e Servizio Pubblico”, che ha avuto luogo lo scorso 8 ottobre. Christian Ruggiero, docente di Formati e stili del giornalismo radiotelevisivo, ha illustrato i principali temi emersi durante quell’incontro: la credibilità dell’informazione e l’autorevolezza della fonte; la qualità dell’informazione e la forza della struttura informativa; il rapporto tra l’agenda della politica e quella dei cittadini. Ruggiero ha messo in luce come gli stessi temi siano ritornati al centro anche nel quarto incontro, nonostante la diversa articolazione del panel. Mario Morcellini ha poi introdotto il dibattito successivo, chiedendo proposte, e non soltanto critiche, e indicando tra gli spunti di riflessione il confronto tra l’informazione mainstream e quella della rete. Il Direttore del Coris ha definito il giornalismo un elemento costitutivo del servizio pubblico, rintracciando come principale criticità il disallineamento dell’informazione con i linguaggi moderni, mentre un aspetto positivo è rappresentato dalla carica di civicness contenuta nella pratica giornalistica. “Il giornale è un prodotto di mediazione” e “a maggior ragione, il tg, è un prodotto impegnativo, al tempo della modernità”.

Al dibattito hanno preso parte Ettore Bernabei (già Direttore Generale della RAI), Andrea Melodia (giornalista e direttore della rivista Desk), Marco Binotto (ricercatore presso il Coris), Carlo Rognoni ed Enzo Carra (giornalisti ed ex parlamentari), Marco Laudonio (dottorando presso il Coris) e Lorenzo Ugolini (dottore di ricerca in Comunicazione). Ettore Bernabei ha criticato la tendenza dell’informazione a ricorrere all’elemento dello scontro e ha indicato tra gli obiettivi del servizio pubblico quello di “dover essere un servizio di sicurezza nazionale”. Sul tema della disattenzione e della sfiducia dei giovani nei confronti della RAI è tornato Andrea Melodia, che ha spiegato come i giovani non si riconoscano nelle modalità di informazione tipiche del servizio pubblico. Marco Binotto ha posto l’accento sulla copertura mediatica dell’immigrazione, sottolineando come la RAI non sia riuscita a cogliere il mutamento epocale che sta attraversando l’Italia. Carlo Rognoni ha osservato come non si possa parlare di giornalismo e di servizio pubblico senza tener conto della profonda crisi della democrazia e della rappresentanza politica nel paese. Sulla crisi della politica si è soffermato anche Enzo Carra, che vede in essa una delle cause del declino dei talk show; Carra, inoltre, ha ipotizzato per il futuro una sola rete RAI senza pubblicità e finanziata esclusivamente dal canone. L’intervento di Marco Laudonio si è incentrato sulla scelta della RAI di eliminare il proprio archivio da YouTube, rinunciando di fatto a contribuire alla creazione di una memoria condivisa e accessibile soprattutto ai giovani. Lorenzo Ugolini, infine, ha parlato di un eccesso di pregiudizio negativo verso la RAI, che, ad esempio, riguardo alla capacità di rappresentare i giovani, ha realizzato un prodotto di indiscusso successo come “Braccialetti rossi”.

Come nei precedenti incontri, le conclusioni sono state affidate a Piero De Chiara (esperto di telecomunicazioni e media), il quale ha sintetizzato i principali elementi emersi nel Seminario, in primo luogo la necessità che il servizio pubblico non sia il semplice concorrente speculare delle emittenti private. In relazione all’informazione, la RAI, potendo contare su un potenziale notevole di 1700 giornalisti, deve essere in grado di parlare a tutti e di tornare a dettare l’agenda. De Chiara ha chiuso il proprio intervento auspicando che i “Seminari Pallacorda” si trasformino in uno strumento politico capace di influire sulle scelte della RAI nel momento della scadenza della Convenzione.

Il prossimo incontro del ciclo “Vocazione Servizio Pubblico. ‘Pallacorda’ di idee e proposte per ripensare la RAI” si terrà nel mese di novembre e verterà sul tema delicato della governance del Servizio Pubblico.

 

Commenta

Marquee Powered By Know How Media.